Ieri a Istanbul si è svolto l’ennesimo processo contro Pinar Selek, attivista femminista e antimilitarista turca perseguitata dal suo governo ormai da 14 anni per le sue lotte per i diritti umani. Nel febbraio 2011 la 9° Camera penale della Suprema Corte aveva deciso che Pinar poteva essere giudicata di nuovo chiedendo una pesante condanna a 36 anni di reclusione. L’Assemblea Penale Generale inviò così la causa alla 12° Corte Penale dei crimini aggravati di Istanbul, che in precedenza aveva dato già l’assoluzione.
Quindi anche contro la costituzione turche ieri a Istanbul si è svolta l’ennesima farsa processuale che vuole riaprire il processo a suo carico.
Tantissime le femministe accorse da tutta Europa fuori dal Tribunale, compresa una compagna del comitato italiano che si è costituita insieme ad altri 50 avvocati. Nell’udienza di ieri nonostante la richiesta di ricusazione formulata dagli avvocati di Pinar l’intenzione della 12° sezione del Tribunale penale speciale di Istanbul era di definire nello stesso giorno il processo. Dopo un braccio di ferro durato per oltre tre ore, le difese hanno ottenuto un rinvio per impugnare il rigetto della domanda.
La prossima udienza sarà celebrata il prossimo 24 gennaio alle ore 10.
Un sollievo per oggi, ma la macchina repressiva continua.
Il loro accanimento non ha limiti.
Neanche la nostra solidarietà.
Pinar libera.