In Turchia e nel mondo intero l’opinione pubblica è testimone di un’ennesima negazione della giustizia nel processo contro Pinar Selek, un processo che dura da 19 anni, una vera tortura psicologica.
L’ultimo atto è di gennaio 2017: dopo la quarta assoluzione, il procuratore della Corte suprema ne ha domandato l’annullamento, come delle tre assoluzioni precedenti, ovviamente senza presentare nessuna nuova prova. I vecchi giochi di potere che durante questi anni hanno a più riprese ostacolato la giustizia, sono sempre all’ordine del giorno.
Sull’appello depositato dal procuratore della Corte suprema per annullare la decisione di assoluzione ora dovrà pronunciarsi la 16° Camera criminale di questa corte.
Dopo il referendum del 16 aprile 2017, svoltosi nelle condizioni estremamente vincolanti dello stato d’urgenza, la Turchia, ancora una volta, attira gli sguardi del mondo intero. L’atmosfera politica già molto tesa probabilmente si aggraverà, rendendo ancora più difficile la vita e le lotte di coloro che si oppongono, di deputate-i, donne e uomini politiche, avvocate-i, universitarie-i, giornaliste-i, che vivono sotto la minaccia di arresti e detenzioni arbitrarie.
In questo clima bisogna assolutamente ricordare che il caso Pinar Selek è molto più di un’operazione rivolta contro una sociologa femminista, antimilitarista, impegnata all’opposizione. Perché dura da quasi venti anni, ha reso manifeste varie situazioni di ingiustizia e ingerenza, e si può parlare a tutti gli effetti di un caso di accanimento giudiziario e di una resa dei conti politica tramata nelle più alte sfere del potere. Il caso di Pinar Selek è un caso unico nella storia del diritto della Turchia, già in sé aberrante.
Ancora una volta dobbiamo ricordare che Pinar Selek è perseguita in quanto “assassina, presunta responsabile di una strage” provocata da “un attentato con una bomba” al Mercato della Spezie di Istanbul, che è stato dimostrato essere un incidente dovuto a una fuga di gas. Deve essere chiaro, perché è di un’importanza vitale, che il possibile verdetto non solo condannerà Pinar Selek al carcere a vita, ma avrà anche gravi ripercussioni sulla sua famiglia, in particolare la sorella e il padre che sono i suoi avvocati.
Vista l’urgenza della situazione e queste circostanze allarmanti, vi domandiamo con insistenza di seguire da vicino gli sviluppi della situazione e di fare tutto il possibile per rafforzare la visibilità di Pinar Selek.
Solo un’immensa ondata di solidarietà potrà impedire ai giudici di pronunciare un verdetto ingiusto. Insieme dobbiamo richiedere forte e chiaro l’assoluzione definitiva di Pinar Selek.
Qualunque contributo è essenziale perché sia fatta giustizia, come desideriamo da così tanto tempo.
Giustizia. È tutto quello che vogliamo e lottiamo perché venga fatta. Ora più che mai.
In solidarietà,
Yasemin Öz, avvocata
Portavoce internazionale del Comité Justice pour Pinar Selek